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Il muro di cinta di Via Maddalena,
che si estende per 510 mq, e' interamente affrescato con uno dei
murali a soggetto unico piu' grandi d'Italia. In un affascinante intreccio tra Storia e Mito, sono narrate le vicende della comunita' montecalvese dal suo nascere fino alla seconda meta' del 1600. Coordinati dal critico d'arte Marisa Russo, hanno dato vita al murale gli artisti Lavinio Sceral, Lello Sansone, Michele Giglio e Renato Criscuolo. Agganciato al rosso tappeto volante, elemento d'unione
dell'intera narrazione murale e' lo
"scazzamariello",
prima figura mitica rappresentata. La "pacchiana" cioe' la donna con il tipico costume montecalvese, rappresenta la sintesi tra Storia e Mito in quanto pur essendo figura reale, e', ormai, simbolo di una civilta' scomparsa e profondamente trasformata. In un turbinoso cielo squarciato dai lampi si erge la rocca romana sorta durante le guerre sannitiche e divenuta, successivamente, il castello di montecalvo. Spettri alla ricerca delle nordiche radici, i soldati longobardi vi si aggirano smarriti. Mefite, nauseabonda, personificazione delle stomachevoli esalazioni, dea effettivamente adorata presso la Malvizza di Montecalvo dagli antichi Sanniti e dagli stessi Romani, ispira una sorta di fusione tra religione e magia. Le leggendarie "Janare" (streghe) che tanta fortuna ebbero nell'area beneventana, trovarono terreno fertile nel contesto culturale montecalvese. La tempesta creava le condizioni ottimali perche' potessero radunarsi per danzare intorno al famoso noce di Benevento : " sott'acqua e sott'a bbiento sott'a la noce di bbinivientu" (sotto acqua e sotto vento sotto il noce di Benevento) e' la formula magica pronunciata dalla Janara prima di spiccare il volo. In contrada Malvizza e' ambientata la scena dell'oste malvagio, che l'avidita' sta trasformando in bestia. Egli serve carne umana, meglio ancora di bambini, ai malcapitati avventori. Satana concorrente nel Male, o Cristo, sdegnato da tanta efferatezza, inabissano la taverna nelle viscere della Terra da dove sarebbero sorte le malefiche bolle. La dea Diana, storicamente adorata in territorio montecalvese e ritenuta nel Medioevo protettrice delle partorienti, rappresenta la difesa della vita calpestata dall'oste maligno. Il beato Felice da Corsano, nell'evidente smaterializzazione, e' l'antitesi del crudele oste di contrada Malvizza: mentre questi e' trasformato in bestia dalla materia, l'asceta e' spiritualizzato dal misticismo. L'integrazione del dinamismo germanico con la cultura romana attraverso la mediazione cristiana, da corpo alle umbratili figure dei Longobardi invasori ed i crociati, insieme al radioso rosone gotico, diventano il simbolo della nuova Europa. Sullo sfondo l'ospedale di S.Caterina, fondato a Montecalvo dagli stessi Crociati. La terribile peste del 1656 che violenta si abbatte' sull'intero
regno di Napoli e' il motivo ispiratore della penultima scena. Il viaggio del tappeto volante si conclude in Oriente, che non
e', pero, ricercato lontano nello spazio inserendosi senza fratture
tra la Storia ed il Mito di Montecalvo. Anche in questa scena, che
sembra la piu' fantastica di tutte, col Mito si alterna la Storia:
le esperienze guerresche degli antichi crociati, l'arrivo della
cultura araba filtrata nelle esperienze dei Pugliesi immigrati a
Montecalvo dopo la peste del 1656, si tramandano in segni di pietra
scolpiti sui noti portali che la magica lanterna di
Aladino
trasforma in un dolce paesaggio orientale. Il sekoma l'antichissima
mensa ponderaria presente a Montecalvo da tempo immemorabile, da
misura granaria si trasforma in misura del tempo che non cancella il
passato.
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Nell' agosto 2011, Angelo Siciliano, scrittore e ricercatore montecalvese, preso visione della pagina sopra ha invitato, la direzione del sito, di aggiungere quanto segue: I murales di Montecalvo Irpino
furono realizzati, nell’autunno 1988, su iniziativa e proposta di
Angelo Siciliano all’amministrazione comunale, guidata allora dal
sindaco Felice Aucelli. |