Più di un mese
fa, ricostruii l’etimologia di un cognome abbastanza diffuso nel nostro
paese, IORILLO, su invito di una gentile rappresentante di quella
famiglia che si chiama Alessandra. Presoci gusto (alle volte questi
praticanti di linguistica si divertono con niente) mi sono avventurato a
cercarne altre, di etimologie, quelle di cognomi appartenenti a famiglie
di miei amici. Avrei voluto scriverne molte di più, ma, come mi si può
credere, queste ricerche, oltre a macinare vento, sono anche molto
lunghe. Le affido allo strano spazio di Internet affinché giungano
agli amici e ai loro parenti come regalo per le prossime festività
natalizie.
Quasi sempre nell’etimologia di un
cognome vi è in estrema sintesi la storia della famiglia;
e spesso in esso sono contenuti anche riferimenti molto importanti alla
Storia generale del nostro popolo.
Ad esempio, i cognomi degli ebrei
convertiti a forza nel Regno delle Due Sicilie, dopo il 1541, quando fu
applicato anche da noi, per disposizione di Carlo Quinto, l’editto delle
maestà “molto cattoliche” (Isabella e Ferdinando) di Spagna emanato nel
1492, riflettono una tappa della storia religiosa e civile che ritengo
cruciale per la comprensione di alcuni sviluppi nella storia non solo
del nostro Paese. Per i nuovi cognomi di questi nuovi cattolici furono
adottati il nome delle città in cui i convertiti risiedevano o
l’aggettivo derivante da queste.
Tuttavia, nella loro maggioranza, i
cognomi italiani indicano semplicemente il nome di battesimo (o
prenome) del capostipite preceduto da di o de. Per altri
cognomi, ma quest’uso è più diffuso nel Nord Italia, si è ricorso alla
forma latina del nome (mettiamo: Martinus), e se ne è ricavato il
genitivo (Martini> figlio di Martino), che non deve essere
scambiato per un plurale.
I di e i de dei cognomi meridionali, nella stragrande
maggioranza, sono caduti per sottinteso. Le famiglie che li hanno ancora
sono di solito quelle che hanno conservato per motivi di vanto dinastici
la forma più antica, magari perché così registrati per iscritto in
vecchi documenti di famiglia custoditi con cura. Ma anche un semplice
cognome come IANNONE o CHIANCONE bisogna intenderli come DI IANNONE o
DI CHIANCONE (questo per ristabilire un po’ di uguaglianza sociale e
civile tra le nostre famiglie) e indicava, nell’atto ufficiale di
nascita o di battesimo, che si trattava del figlio o del discendente di
colui che nella linea maschile di quella famiglia aveva portato per
primo quel nome (nome del capostipite).
Un altro uso è la registrazione nel
cognome dell’appartenenza etnica, della condizione sociale, del
mestiere o della professione del capostipite (IORILLO, PARZANESE,
SINISCALCHI, TEDESCO ecc.).
Casi un po’ delicati sono quelli dei
soprannomi spregiativi, o considerati tali perché con il passare del
tempo sono rimasti ad indicare una condizione sociale che i discendenti
ritengono, magari per infondata idiosincrasia, non più dignitosa. Quelli
che restano spregiativi in ogni caso sono stati molto probabilmente
appioppati a poveri cristi non in grado di farsi valere da parte di
protervi funzionari dei vari poteri che nel passato sentirono la
necessità di contare i loro sudditi. Una correzione gentile forse poteva
essere fatta soltanto da parroci preoccupati di difendere la dignità dei
propri fedeli più svantaggiati socialmente. Non sempre però era così,
visto che le raccolte più importanti di cognomi registrati per la prima
volta erano quelli dei registri di battesimo.
Un caso a parte sono i
cognomi nei quali veniva nascosto la nascita illegittima del
capostipite. Ci si preoccupava allora di inventare o dei cognomi di
pura fantasia o cognomi di un genere facilmente ascrivibile alla
condizione di figli non riconosciuti dai genitori naturali.
BASILE
Epiteto o soprannome del capostipite dal
gr. basiliV “regale”.
Registrato come cognome in Calabria, nel Napoletano e in Sicilia, a
partire dal XIII sec, ma probabilmente di epoca anteriore in territorio
bizantino dell’Italia meridionale. Capostipite appartenente alla corte
di un basileus bizantino (o anche semplicemente all’entourage
della sua corte), senza escludere la sua famiglia.
CACCESE
Dal franco-normanno CACHIER “cacciare” + suff. lat. volg.
–E(N)SIS > ESE, quindi “cacciatore”. Dal lat. med. CAPTIARE < lat.
CAPTARE “catturare”. Costruito come il mod. nap. CARRESE “carrettiere”.
Si tratta di un epiteto (soprannome) onorifico quasi sicuramente di un
nobile normanno per il fatto che la caccia, praticata soprattutto con il
falcone o lo sparviero, nei secc. XI e XII, era attività riservata ai
nobili (cfr. il De arte venandi cum avibus di Federico II).
CARDINALE
Cognome forse derivato dal titolo di un principe della Chiesa
appartenuto alla famiglia, la quale dopo di lui è stata così
rinominata; oppure cognome di un capostipite agricoltore o massaro di
terre di un cardinale, con il significato di “uomo del cardinale” nel
significato feudale del termine. In dial. “QUIDDRU DI LU CARDINALË > LU
CARDINALË > CARDINALË. In parallelo forse con LO CONTE. Famiglie che
coltivavano terre confinanti, quelle del Cardinale di Benevento e quelle
del Conte di Ariano? (Franco, scegli tu. Io mi terrei tutte e due le
ipotesi).
CAVALLETTI
Dal lat. med. cavallettus -i “combattente a cavallo, cavaliere
cadetto”, con scambio per metonimia
cavallo > cavaliere, e con il valore cadetto
ricavabile dal diminutivo.
CHIANCONE
Soprannome dal mestiere, per metonimia da “grossa chianca” (got. PANKA),
con il significato di “bancone di macellaio”. Quindi, capostipite
macellaio, beccaio.
D’ADDONA
Un caso in cui mi stavo per arrendere,
poi mi sono ricordato del termine dial. addunarsë “accorgersi”.
Quindi potrebbe trattarsi del soprannome di un capostipite molto accorto
nei suoi affari. Oppure, ipotesi più raffinata, ADDONA da
adonh,
variante dor. del gr.
hdonh
“piacere, gioia”, quindi “figlio della gioia, figlio dell’amore”? Altra
ipotesi: ADDONA da lat. addonare “dare in dono”.
Un’ultima ipotesi (e mi scuso con
l’amico Franco, ma porta un cognome difficile): ADDONA dall’ebr.
Adonaï, “Signore”, termine biblico usato per lodare Dio. In questo
caso ADDONA significherebbe “Lode al Signore” e indicherebbe
un’appartenenza etnica e religiosa.
DE FURIA
Cognome coniato alla latina (in quale
epoca?) partendo dal gentilizio FURIUS, per indicare la famiglia (la
gens) FURIA. La de è di troppo (il pleonasmo sembra aggiunto
per lustro).
DI STASIO
STASIO come abbr. vezz. di ANASTASIO,
nome di un papa santo portato dal capostipite. Quindi DI (ANA)STASIO >
DI STASIO.
IANNONE
Corrisponde all’altro cognome italiano
Giannone, dal franc. Gros Jean “Giovannone”. Rohls lo fa derivare
direttamente dal franc. med. “Jeannon”. Potrebbe risalire al tempo dei
re angioini di Napoli ed essere servito ad indicare l’appartenenza
etnica del capostipite.
LANZA
Cognome abbreviato dal tedesco
lanzchenech, formalizzato nel 1521 come “soldato delle milizie
mercenarie”, al servizio soprattutto di Carlo Quinto (i lanzi
furono i principali responsabili del Sacco di Roma, nel 1527). La forma
originale del termine era landskenecht “servo della gleba o
contadino povero, in genere” (questi contadini costituivano – e non
soltanto in Germania - il gruppo sociale in cui era più facile arruolare
truppe mercenarie). Quindi cognome esprimente la professione
delle armi di un capostipite appartenuto a quelle milizie e rimasto in
Italia dopo chissà quali avventure di guerra.
LO CASALE
Dall’agg. lat. med. casale(m)
“cascina, casale”. Cognome che per metonimia significa “agricoltore
residente in un casale”. Il casale era una vasta abitazione con varie
pertinenze (stalle, fienili, ecc) al centro di un’azienda agricola di
epoca longobarda. I casali furono i punti di aggregazione di molte nuove
comunità italiane appunto nei territori dei ducati longobardi, e anche
dopo la loro caduta. Sopravvivono con questo nome numerose comunità
nella toponomastica italiana: Casale Monferrato, Casale di Principe,
ecc.).
MARRA, MARRESE
Varianti dello stesso cognome derivante
da Marre, antico cognome francese, a sua volta derivante dal
semitico MARRA “zappa a lama triangolare per tracciare solchi”. Quindi
per metonimia “agricoltore che usa la marra”. MARRESE = MARRA + suff.
E(N)SIS > ESE. Potrebbe risalire al tempo dei re angioini e avere
indicato anche l’appartenenza etnica del capostipite.
MARRAFFINO
Dall’arabo mu’arraf
“ammaestrato, affrancato”. Soprannome in forma vezzeggiativa che
potrebbe aver indicato un capostipite cristiano liberato dalla schiavitù
in terra saracena.
PAPPANO
Dal gr.
papaV
“prete” + suff. aggettivale –anus>ano. Con il significato “del prete”,
“colono, mezzadro su terre appartenenti a un prete” Da collocare però
in ambito territoriale e periodo bizantini.
PARZANESE
Dal lat. med. colonus partionarius
+ suff. E(N)sis> ESE “affittuario, mezzadro di terreni vergini,
spesso di monasteri o della Chiesa. Corrisponde al dial. Parzunalë.
SENÀPE
Dal gr.
sinape>
lat. sinàpe -is “sénape”. Soprannome molto antico, come attesta
la conservazione dell’accento tonico sulla seconda sillaba, e legato al
commercio di foraggi. Forse d’epoca bizantina. La sénape bianca era
usata come foraggio nei paesi di tutta l’area mediterranea.
SINISCALCHI
Dal latino med. siniscalcus –c(h)i,
a sua volta dall’ant. franc. siniscalk “servente anziano”.
Con il significato, non più originale, di “funzionario militare o
amministrativo alle corti carolingie” e, prima ancora, “sovrintendente
alla mensa del re” in epoca merovingia. Titolo rispecchiante la funzione
del capostipite, probabilmente risalente all’epoca dell’influenza franca
sull’Italia, dopo la caduta dei longobardi (VIII sec.)
TEDESCO
Cognome indicante l’etnia del
capostipite. Da correlare forse a LANZA per quanto riguarda il periodo e
la professione delle armi.
ZARRILLO
Dal nap. zarro “pietra
d’inciampo” in forma diminutiva? Oppure da un termine originariamente
arabo giunto nel nostro Sud tramite lo sp. jarra “brocca”?
Soprannome che per metonimia indica il mestiere di oste del capostipite?
Il periodo di riferimento, in questo secondo caso, potrebbe essere il
Vice Regno spagnolo di Napoli (inizi del XVI e prima metà del XVIII
sec.). (Ma per la vera storia di famiglia occorre procedere come
suggerito alla nota 1). La possibile prova di correlazione formale
potrebbe essere fornita dalle pignatte dei duchi Pignatelli. Nap.
Pignatielli, da un soprannome medievale indicante il mestiere del
capostipite (pignatta al posto di fabbricante o venditore di pignatte).
Famiglia diventata nobile nel XI sec. a Napoli e poi illustratasi – non
anche nel ramo montecalvese – con un papa, Innocenzo XII (Antonio
Pignatelli 1691-1700) e Francesco Pignatelli, patriota della Repubblica
Napoletana del ’99 e storico (1775-1853).
OSSERVAZIONE CONCLUSIVA. Questo breve
studio, sia pure su una base non esaustiva dei cognomi presenti in paese
(mancano i cognomi di Corsano, ad esempio) e svolto con estrema
leggerezza, mi pare metta però in luce il concorso di un coacervo di
etnie nella formazione della nostra comunità isolata tra i monti. Isola
di salvamento per vari tipi di naufraghi o meta sognata da gente in
cerca della terra promessa? Mi piacerebbe sentire in proposito
il parere dei
nostri emigrati.
Buon Natale & Felice Anno Nuovo
Bologna, 18 novembre
2003