Con l'unità d'Italia furono
realizzate le prime sistematiche statistiche economiche,con mirati censimenti
volti alla conoscenza del territorio dello Stato .
Anche i Borbone,in verità, vi avevano pensato,appena qualche decennio prima
del tracollo,ma con un intento completamente diverso:magnificare le bellezze
e le ricchezze del paese,senza alcuno scientifico riferimento all'aspetto
economico,che veniva demandato alla autonoma capacità gestionale del
territorio.
Da questi dati,estremamente interessanti si evincono le peculiarità dei vari
comuni, come per Montecalvo,che ben appalesava la sua certa vocazione
agricola,ma anche una non secondaria attività artigianale (100 scarpari,fabbri,armaioli,ricamatrici.......
).
Tra i tanti traspare la presenza di un Orafo,che non è considerato come una
professione vera e propria,forse perché riconducibile a particolari gruppi
etnico-religiosi,o per quella naturale ritrosia Del meridionale a manifestare
le proprie "debolezze",ingigantendo le proprie miserie.
Un paese di commercianti e artigiani dunque,che da oltre quattro secoli non e
mai sceso sotto i quattromila abitanti e con una storia
politica,militare,ecclesiastica di primaria importanza e di sicuro prestigio
nazionale.
Un paese sorto lungo l'asse viario,per eccellenza,dell'antichità:la Via
Traiana (Benevento-Brindisi) e sul millenario Tratturo (Pescasseroli-Candela).
E' ben comprensibile,il forte impatto socio-culturale della viabilità,sulla
evoluzione dei popoli. L'amore per il più nobile dei metalli-l'Oro-si perde
nella notte dei tempi,ma a Montecalvo riveste particolare valenza
antropologica e culturale.
L'oro è legato al tipico costume montecalvese LA PACCHIANA che oltre ai
colori sgargianti e accattivanti,prevede una esagerata presenza di oggetti in oro,di varie forme e
fogge,tanto da rendere
il risultato strabiliante e pacchiano.
L'amore viscerale per l'oro e ancora oggi vivo e presente( 5 oreficerie).
E' l'oro l'unica fonte di regalo per tutte le manifestazioni importanti della
vita di una persona(battesimo,cresima,comunione,matrimonio....)e se si pone
lettura ai decreti matrimoniali e dotali,l'oro entra a far parte in modo
ineludibile e fondamentale di ogni contratto.( e regola che la suocera doni
alla sposa almeno 3 fila di oro a cocole ).
Questa tradizione comportava che ogni famiglia detenesse una considerevole e
preziosa quantità di oro qualunque fosse la condizione economica,anche quella
più miserevole.
Era l'oro,nelle varie forme,che accomunava,democraticamente,le donne
montecalvesi,adornando indistintamente il corpo di tutte le fanciulle,ricche
o povere,nobili o popolane che fossero.
L'oro apparteneva alla donna,esclusivamente,come ricchezza personale e
dotale,e come bene rifugio per le esigenze straordinarie della famiglia.
Veniva e viene ereditato,ancora oggi,solo dalle figlie femmine o dalla sola
figlia femmina non sposata.
Ma passiamo alla conoscenza dei vari pezzi di oreficeria,significando che si
sta parlando di oggetti nati per far piacere e non per far discutere.
ORO A COCOLE
Chiamati sennacoli (volgarmente
cocole), sono particolari palline di lamina d,oro,battute a mano a formare un
fuso a forma di grossa ghianda,attraversate da un filo di seta, a formare tre
ordini di collane(o più) tenute insieme da un nodo comune a mo di cascata,con
un pendente (cioffa)al terzo filo lungo.
La collana sebbene grandissima e appariscente,
risultava leggerissima, tanto la cosiddetta cioffa, aveva la funzione di
rendere stabile il monile.
La cocola aveva varie grandezze, a seconda di chi la indossava
(bambina,adolescente... ... .) e con la variante che poteva essere anche in
argento.
La Cioffa poteva avere varie simbologie,realizzata in oro e smalti,riportava
le iniziali della sposa,della famiglia dello sposo,dell'orafo che l'aveva
creata e quant'altro.
La cocola o palla d'oro e presente in tutta la cultura irpina, con le
opportune varianti e grandezze. Di chiara influenza araba-orientale,e
presente nella cultura momtana, legata alla lavorazione della l'amina d'oro,mancando i
forni di fusione.
ORECCHINI
Le
scioccaglie (volgarmente sciacquaglie) sono vistosi ed eleganti orecchini
del tipo a navicella di chiara influenza greca
Particolarmente appariscenti,con lavorazione di oro a traforo e pendenti in
palline d'oro o corallo,risentono della forte influenza della Magna
Grecia-Taranto,nonche una forte somiglianza con gli orecchini di alcuni
costumi abruzzesi (tratturo pescasseroli-candela).
Pacche di Pera , vistosi orecchini su lamina a forma di mezza pera,su
cui venivano applicate decorazioni in oro a rilievo (senza saldatura) con
l'apposizione-incastonatura di pietre colorate più o
meno preziose. Influenza della oreficeria Romano Imperiale.
LACCI
Laccio a Fune, lo dice la parola stessa, è un
laccio a forma di fune di canapa di vario spessore, a rappresentare il legame
tra le persone
L'uso di questo tipo di monile è presente in tutta la regione e non può
considerarsi tipicamente montecalvese.
Laccio a Velo, è una collana con una lavorazione
eccezionale, dove il filo d'oro viene intrecciato e lavorato come un tessuto
finissimo, fino a farlo diventare un velo Con una lunghezza di circa 2 metri,
veniva appuntato sul vestito con almeno due coppie di spille e un passante
centrale, per la regolazione del pendente sul seno.
BOTTONI
Bottoni
in argento di particolare forma discoide, a mo di campanello, avevano al
funzione, applicati su di un apposito corpetto-reggiseno (buttunera) di
rappresentare la condizione della donna maritata, al fine di dissuadere
visivamente ed acusticamente, eventuali pretendenti o spasimanti.
Il bottone richiama il disco solare e come ben intuito dal prof. Cvalletti,
la presenza del disco è la risultante della influenza Andina, portata in
Montecalvo nel '600 dalla Spagna che aveva assimilato la cultura
pre-colombiana.
RICAMO
Il ricamo
in oro si affaccia nella storia del paese alla fine del 1700 e trova
particolare sviluppo in tutto il secolo che seguente.
Particolarmente utilizzato per gli arredi sacri, trova esemplificazione in
alcuni oggetti di uso giornaliero, ma comunque sacro.(quadretti votivi
familiari)
Nella seconda meta dell' ottocento, il ricamo in oro montecalvese valica i
confini del provincialismo e raggiunge vette di perfezione straordinaria, con
l'inserimento di perline e pietre preziose, che danno al lavoro quell'
effetto chiaroscurale unico nel suo genere.
Agli inizi del '900 si assiste alla inesorabile fine della tradizione orafa
Montecalvese tant'è che quel che rimane dell'oreficeria è veramente
irrisoria, se si considera che il 90% della produzione è stato
scambiato e/o fuso negli anni 40 e 50.
Esempi dell'oreficeria montecalvese si trovano: Museo Pigorini, Museo
Abbaziale di Loreto, alcune case private.... |